LE PROFONDE DIFFERENZE CLIMATICHE E MORFOLOGICHE TIPICHE DEL NOSTRO PAESE HANNO PRODOTTO UNA STRAORDINARIA RICCHEZZA DI ALTERNATIVE TECNICO-COSTRUTTIVE CONNESSA AD UN SEMPRE DIVERSO CONCETTO DI ABITAZIONE.
Il tema della casa in Italia è fortemente legato ad aspetti storici e culturali, basato sull’utilizzo di materiali locali e metodologie costruttive sviluppatesi sopratutto in risposta alle caratteristiche bioclimatiche locali (caldo, freddo, umidità, piovosità). Negli ultimi decenni il generale appiattimento dell’edilizia sugli interessi immobiliari e secondo logiche speculative ha messo in disparte l’architettura regionale, le tipologie ed i materiali locali in favore delle villette a schiera in cemento armato.
Le partizioni esterne, pareti, finestre e coperture, vengono a perdere così la loro originaria funzione di protezione passiva per divenire semplici elementi di involucro, affidando la regolazione climatica dell’abitazione unicamente all’impiantistica di riscaldamento e raffrescamento.
Fortunatamente la tendenza si sta lentamente invertendo e si assiste ad un ritorno al regionalismo in gran parte del nostro paese, a muri e tetti isolati ed edifici sempre meno disperdenti.
Come è dunque possibile conciliare la costruzione delle case prefabbricate in legno, basate su un sistema costruttivo altamente standardizzato e sostanzialmente estraneo alla cultura edilizia italiana con la necessità di inserire l’abitazione in un contesto fortemente caratterizzato, rispettando i vincoli architettonici, siano essi imposti da una commissione edilizia o dalla soprintendenza o coerentemente racchiusi nelle scelte progettuali stesse?
Si tratta di un problema di non poco conto, che evidenzia chiaramente tutti i limiti dei sistemi costruttivi che fanno un uso del legno a vista, come le blockhaus, improponibili nel nostro paese (e non solo in Toscana o in Liguria). La finitura a cappotto permette al contrario di aggrappare in facciata intonaci di diversa granulometria e concede la massima libertà nell’utilizzo delle tinteggiature. Si potrà applicare un rivestimento in ecopietra a pannelli, di limitato spessore e peso, o creare agevolmente false cornici in marmo, montare lattonerie in rame e manti di copertura in coppi o tegole in laterizio.
I pochi vincoli tecnici delle case prefabbricate, concedono inoltre il massimo della flessibilità in sede progettuale all’architetto, che potrà efficacemente caratterizzare tipologicamente l’abitazione, nel rispetto della bioclimatica e del risparmio energetico, pure a fronte di uno sforzo complessivamente senz’altro maggiore.
Non è raro che siano le stesse amministrazioni comunali a far nascere qualche ostacolo dovuto alla scarsa conoscenza delle "case prefabbricate in legno" o ad una interpretazione quantomeno restrittiva del regolamento edilizio. Anche in questo caso è fondamentale affidarsi ad un tecnico che creda fermamente nei vantaggi della tecnica costruttiva delle case prefabbricate e sia disposto a promuovere le scelte fatte nelle sedi opportune. Spesso i Comuni hanno tutto l’interesse a sponsorizzare interventi innovativi come quelli rivolti alla bioedilizia ed alla sostenibilità ambientale. Il tecnico dovrà chiaramente sforzarsi di coinvolgere l’amministrazione attribuendo ad essa meriti ed onori, a fronte, in molti casi, di agevolazioni anche sul piano dell’iter burocratico oltre che un alleggerimento, in molti casi, degli oneri comunali, secondo una tendenza ribadita anche recentemente dal “piano casa”.
Si tratta in definitiva di un aspetto da non trascurare, che porta purtroppo ad escludere quasi sempre a priori la scelta di molte case prefabbricate a catalogo in favore di un progetto mirato e basato non solo sulle aspettative del cliente, ma anche sul favorevole impatto architettonico dell’abitazione nel contesto urbano.
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