I RECENTI TRAGICI AVVENIMENTI DELL’ABRUZZO PONGONO CON FORZA IL TEMA DELLA FRAGILITA’ DEL TESSUTO URBANO DEL NOSTRO TERRITORIO DI FRONTE AD EVENTI SISMICI RILEVANTI.
Abbiamo sentito ripetere più volte che terremoti come quello che ha devastato l’acquilano, pur presentandosi con estrema frequenza in California o Giappone, difficilmente causano qualche ferito, provocando minimi danni agli edifici.
Le nostre città sono caratterizzate da una compresenza di edifici storici pre-novecenteschi, mediamente in uno stato manutentivo carente e di un’alta percentuale fabbricati post-bellici, realizzati in economia senza alcun criterio antisismico, con materiali spesso scadenti.
Il cemento armato con cui vengono costruite in genere le strutture degli edifici è un materiale inevitabilmente soggetto a degrado nel tempo, tanto più repentino se non vengono seguiti opportuni accorgimenti ed effettuate regolari manutenzioni. Il cemento, inizialmente elastico, con il tempo diviene fragile e le barre di acciaio soggette all’attacco della ruggine perdono drasticamente la propria capacità portante.
Oggi in Italia vige l’obbligo di progettare gli edifici con criteri antisismici severi, ma sino al 1962 non esisteva alcuna legge in materia, neppure per le zone a maggior rischio di terremoto.
Banalmente, una struttura antisismica viene calcolata per resistere sia ai convenzionali carichi statici, che alle forze che vengono generate durante i terremoti, di tipo dinamico, in particolare di “trazione”. Assolutamente basilare è il ruolo delle fondazioni che devono permettere di “ammortizzare” le sollecitazioni, disperdendole nel terreno, come se il fabbricato fosse adagiato su di una “zattera”.
Intuitivamente un edificio antisismico si deve “deformare” durante un terremoto, con effetti del tutto “reversibili”, così come è evidente che una struttura rigida corre il rischio di danneggiarsi gravemente, sino ad arrivare al crollo vero e proprio.
Le grandi strutture in Giappone vengono costruite in cemento armato opportunamente calcolato per resistere a sismi di intensità distruttiva, ma la stragrande maggioranza delle abitazioni è realizzata interamente in legno. Si tratta di edifici per loro natura estremamente elastici, in grado di deformarsi sotto l’azione di terremoti anche devastanti senza subire danni.
Il legno è un materiale ugualmente resistente a trazione e compressione (al contrario del laterizio o del cemento che soffrono le forze di trazione), prestandosi ottimamente all’impiego in zone ad accentuato rischio sismico, soprattutto impiegato per edifici a destinazione abitativa.
Pensiamo alle notevoli capacità portanti delle grandi strutture in legno lamellare che vengono impiegate oramai in molti edifici ove sia necessario coprire grandi spazi senza pilastri, come impianti sportivi o per lo spettacolo.
Le case prefabbricate in legno, sia a telaio che a parete piena, soddisfano in pieno la normativa antisismica e rappresentano più di un’alternativa costruttiva, anche pensando alla futura ricostruzione in Abruzzo. Va sottolineato piuttosto l’importanza delle strutture di fondazione in cemento armato che vanno chiaramente calcolate con i dovuti criteri da un bravo ingegnere ed eseguite con scrupolo dall’impresa.
Per comprendere sino in fondo le capacità di resistenza del legno di fronte al terremoto, consiglio la breve visione di questo video che testimonia il test antisismico a cui è stata sottoposta una struttura in legno realizzata per il progetto "Sofie" dall'Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Cnr (Ivalsa) di San Michele all'Adige in provincia di Trento.
Alla fine del 2007 l'Istituto nazionale di ricerca sulla prevenzione disastri (Nied) di Miki (Giappone) l'ha sottoposto, con successo, alla simulazione del terremoto di Kobe (magnitudo 7,2 sulla scala Richter), che nel 1995 provocò la morte di oltre seimila persone.
Se consideriamo la notevole altezza del prototipo e che si tratta di una struttura interamente di legno possiamo capire sino in fondo le potenzialità di questo materiale. La tecnica costruttiva qui impiegata consiste nell'utilizzo di pannelli lamellari di legno massiccio di spessore variabile dai 5 ai 30 centimetri incollati a strati incrociati.
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